Massimo nella stampa e nei media

“(…) Massimo Giordano è magnifico nel ruolo di Des Grieux, brillante e seducente, tanto nel fisico che nella vocalità. Agilità, bellezza di timbro e potenza gli permettono di superare l’orchestra in una sala crudele per le voci più soffici (…)”

“Il Tenore Italiano Massimo Giordano canta Des Grieux con una precisa e netta dizione ed il suo lato migliore è dato da un suono squillante. La tendenza di mostrare troppa emotività distoglie l’attenzione  dalla positività dei soli eseguiti all’inizio, ma avvince nell’aria quando implora il capitano di portarlo sulla nave con Manon verso l’America.”

“Massimo Giordano, visivamente e vocalmente è il perfetto tenore italiano, benedetto da un tocco di facilità e leggerezza in tutta l’estensione vocale, che ciò nonostante suona calda e virile, e può piangere come il suo cuore desidera.”

L’amore in tempo di guerra.

04/17/14 - Tobias W. Pfleger, Klassik.com

“Massimo Giordano ha ritrasmesso i fantastici colori proposti da Simon Rattle e dai Berliner Philharmoniker e cantando in modo lirico ha messo in luce i migliori lati delle sue abilità vocali (…)”

(…) La passione ossessiva che ispira Giordano, scuote e convince il pubblico per la sua forza. Infatti a più di uno spettatore sono sfuggite lacrime di commozione. (…)

La fotografia di un grande amante.

04/15/14 - Georg Rudiger, Die Welt

“Ma musicalmente l’italiano presenta un notevole debutto. Qualche volta con poco fiato, ma con colori ricchi, note acute rilassate e un lustro dorato nella voce.”

“Manon Lescaut” in Baden Baden.

04/14/14 - Lotte Thaler, NZZ (Neue Zürcher Zeitung)

“(…) con l’italiano Massimo Giordano nel ruolo di Des Grieux Mrs Westbroek ha un magnifico tenore al suo fianco (…)”

(…) Massimo Giordano incarna perfettamente Des Grieux nell’eleganza di fraseggio e slancio (…)

Adriana Lecouvreur Staatsoper Wien

02/19/14 - Rosalinde Vanni - il Sole24ore.com

“Massimo Giordano debutta nel rustico ruolo di Maurizio di Sassonia. Affrontato col giusto equilibrio di una voce dalle caracteristiche prettamente romantiche.”

Adriana Lecouvreur Vienna Stateopera

02/18/14 - Manuel Brug - Die Welt

“Massimo Giordano si presenta quale affascinate e rude Maurizio  con scintillanti note acute”

“Tosca Wiener” Staatsoper

01/19/14 - Karlheinz Roschitz - Kronenzeitung

“Massimo Giordano è un forte e virile Cavaradossi, il quale canta in un modo coltivato, nobile e con le esatte differenze di espressione. In “Vittoria” egli dimostra la sua forza, in “E lucevan le stelle” il profondo lamento.”

(…) E allora le sarebbe mancato il molto Italiano, ma anche bellissimo tenore Massimo Giordano, la romanza ‘E lucevan le stelle” è ancora più bella di “Recondita Armonia” ed il suo “Vittoria” è davvero suona davvero impressionante. (…)

Se ha cantato bene, non lo so, ma sembra di averlo fatto con la solita passione che lo contraddistingue. Le canzoni popolari napoletane dovevano essere le sue preferite, poichè questo è quello con cui è cresciuto fin dalla culla Massimo Giordano. Possiamo quindi affermare che Massimo non è uno di quelli, nella cui biografia si legge che proviene da una “famiglia musicale”.

Massimo nasce nei pressi di Napoli, a Pompei per l’esattezza nel 1971, suo padre all’epoca lavorava come scalpellino in una fabbrica di marmo. Il motivo per cui abbandonò questo impiego, per poi lavorare come bidello presso il Conservatorio di Musica Giuseppe Tartini di Trieste, conduce la vita di suo figlio Massimo su un percorso musicale del tutto diverso. Lo studio del flauto, poichè al conservatorio c’erano disponibili solo due posti nella classe di flauto, diede a Massimo le basi musicali, fino a quando un suo amico, un pianista non vedente, lo incoraggiò a cantare. “E’ imperativo che tu continui a farlo” questo fu il consiglio dopo aver sentito la voce di Massimo. Così l’allora diciottenne si iscrisse alla classe di canto, arrivando secondo su oltre cento candidati, e poi la successiva partecipazione a concorsi internazionali, garantì a Massimo i primi ingaggi.

Questo può sembrare molto semplice, ma nulla è stato facile per Giordano. Diligentemente e costantemente ha guadagnato il suo spazio nel mondo dell’opera e concede ora, a tutti coloro che non hanno avuto l’opportunità di vederlo e sentirlo sul palcoscenico dal vivo (e la scelta di rinunciare allo studio del flauto per dedicarsi a quello del canto era quella giusta) la possibilità di ascoltare  il suo album di debutto ” Amore e Tormento ” ( BMG / distribuzione Naxos). (…)

(…) Beh, cari colleghi, io vedo e sento questo in modo completamente diverso! Ancora una volta, diventa chiaro quanto la musica sia una questione di cuore ed anima. E Massimo Giordano tocca senza dubbio il mio cuore e la mia anima . Per me, egli riversa su di noi la stessa magia speciale, sì, e questa volta non ho paura di fare il confronto, lui ha la stessa magia, di Nicolai Gedda, Luis Mariano, Gianni Raimondi o anche Luciano Pavarotti! Ognuno di questi tenori è stato meraviglioso a suo modo, così come lo è Massimo Giordano. Lui ha quel qualcosa di speciale che mi dà la pelle d’oca e mi fa amare la musica . Quando ho sentito “Amore e Tormento ” per la prima volta, una paura incredibile mi ha colto ancora una volta, che un giorno potrei diventare sorda e che non sarei più in grado di ascoltare questo tipo di musica che ha il potere di muovere dentro di me sentimenti così forti.

Massimo dice che le sue arie preferite sono “Come Un bel dì di Maggio ” e ” Non piangere Liù “ ma io le amo tutte e non riesco a scegliere la mia favorita. Vorrei che Vienna e la sua Opera di Stato non fosse così lontana, così avrei potuto ascoltare Massimo Giordano come Alfredo in La Traviata di Verdi .

Intanto mi godo Massimo Giordano e le sue arie italiane a casa! E a coronazione di questo godimento c’è il fatto che ” Amore e Tormento ” esiste non solo come CD , ma anche in Vinile! Amore sì, Tormento no!

Uploaded by: Rosmarie Schmitt

Il tenore napoletano Massimo Giordano ha ricevuto grandi attenzioni per gli spettacoli da lui interpretati nei principali teatri d’opera in Europa dal 1997 ad oggi, ma solo nel 2013 è uscito il suo primo album da solista. Amore e Tormento è il suo album di debutto, così come la prima release classica dell’etichetta BMG dopo molto tempo. Non è chiaro cosa abbia causato questo ritardo, dal momento che numerosi altri cantanti della sua generazione sono stati ampiamente promossi. Giordano non cede certamente a nessuno in termini di qualità fotogeniche, e qui si propone in varie pose “di tendenza” che troviamo nella confezione rilegata in tre parti. Il libretto è dedicato a immagini d’archivio della collezione della casa editrice Ricordi, poco utile per l’ascoltatore non “italiofono”, ma rilevanti per i seguaci del classico repertorio operistico italiano da cui tutti queste famose arie sono tratte. Propio in questo troviamo l’aspetto più distintivo ed audace del lancio discografico di Giordano ed è questo che rende impossibile scrivere di lui in modo semplicistico come un altro bel viso o una grande voce. La maggior parte degli album d’opera solistici di debutto includono dei brani orecchiabili che sono conosciuti da tutti con lo scopo di attirare dei nuovi ascoltatori. Il programma proposto da Giordano, in contrasto, colpisce per la sua omogeneità. Tutti i brani sono eseguiti con un tempo moderato e riflettono come promesso il titolo del disco, “Amore e tormento”. Ad eccezione di due brani di Verdi che si possono ancora definire “Arie” i restanti pezzi che fanno parte di questo album si sviluppano in un azione continua. Molte di loro, ad esempio come “Torna ai felici dì” tratta da Le Villi di Puccini si presenta come una romanza oscura. E Giordano supera tutte queste sfide con grande facilità. Ha una voce che non è mai forzata ed ha quella strana qualità di sembrare morbida e silenziosa anche quando il volume reale è abbastanza forte. Riesce ad avere una qualità di conversazione anche quando si trova nelle zone estreme della propia tessitura. Inoltre ha quella qualità inafferrabile che portano l’azione ad un movimento costante, che fanno in modo di rendere l’ascoltatore ansioso di riascoltarlo in ruoli principali su nuove registrazioni, infatti questo è lo scopo di un album di debutto.

Con una dolce lacrima nella sua voce, Massimo Giordano si lusinga a cantare ai nostri cuori pronti ad accoglierlo. È in uno studio a Firenze che il CD trova la sua nascita, e tramite le grandi arie dell’opera italiana che il tenore ci trasmette il fascino, la sensualità e l’immediatezza di una registrazione dal vivo. Onesto, autentico e senza pretese il tenore Napoletano approccia Puccini, Verdi e Cilea.

Per lui la personalità viene prima della perfezione e le forti emozioni prima del controllo. Con un fascino giovanile questo tenore dalla voce brillante e lirica passa intelligentemente tra vulnerabilità e seduzione, caste mezze voci a voce piena e virile.

Grazie alla sua abilità di proiettare la sua brillante voce il cantante, predestinato al repertorio del belcanto – difatti lui è un Alfred, Duca oppure Rodolfo ideale – può anche cantare ruoli più lirici come quello di Cavaradossi senza alcun problema. Qualcuno può solo sognare la “vecchia arte del belcanto”. Il look un pò retrò sul suo CD – la registrazione è anche disponibile in vinile – proietta esattamente questa immagine.

Uploaded by: Concerti Magazine

Massimo Giordano CD cover

Amore e Tormento

Alfredo Kraus, uno degli artisti più accorti che la storia della lirica annoveri, relativamente all’attenta gestione di tecnica e voce, dichiarò una volta in un’intervista che, quando si fa del canto la propria professione, bisogna decidere se si vuole essere al servizio della musica e scalare le vette della propria arte o se si desidera diventare un tenore di vasta popolarità.
Kraus è stato probabilmente l’ultimo dei grandi tenori a godere di una straordinaria carriera in un repertorio che secondo gli standard di molti dei suoi contemporanei risultava limitato. La conoscenza che egli aveva del proprio strumento è leggendaria, dote che gli ha permesso di mantenere morbidezza del registro acuto e agilità della voce fino al termine della carriera, cantando esclusivamente ruoli adatti alle proprie caratteristiche vocali. In questo periodo in cui le produzioni operistiche sono costruite con criteri cinematografici, dove capita a volte che lo charme di volti e figure sembri prevalere su qualità vocali e tecniche, la caratteristica principale per una significativa carriera nei maggiori teatri del mondo è probabilmente la versatilità. Oggi troppi promettenti giovani cantanti dissipano i doni di cui la natura li ha dotati alla ricerca di un genere di fama e celebrità che, fatta salva qualche rara eccezione, è difficile da catturare per un cantante d’opera, e sforzano così la voce per adattarla a quei ruoli che sono stati convinti essere indispensabili ai fini di ottenere un’apparizione televisiva ben reclamizzata, una storia di copertina, o una prossima prestigiosa scrittura.
In mezzo a tanta presunzione e concorrenza spietata, è gratificante imbattersi in un giovane tenore la cui versatilità è genuina, frutto della curiosità artistica e dell’esplorazione delle possibilità della propria voce, piuttosto che di un uso dettato dallo spirito commerciale.
Il canto di Massimo Giordano ricorda quello stile abbandonato, a gola aperta, così coinvolgente e col cuore in mano, proprio delle generazioni precedenti. La sua versatilità, una scelta consapevole fondata sulla fedeltà ai propri principi artistici anziché un comportamento dettato dal tornaconto, è una ristorante capacità di ricordare quei grandi cantanti del passato che hanno ampliato i confini della loro arte senza tradire le proprie caratteristiche vocali. Amore e Tormento, il disco del debutto di Giordano in un recital solistico, esplora in maniera affascinante quasi sette decenni di repertorio tenorile italiano, spaziando dal Simon Boccanegra di Verdi alla Turandot di Puccini. Non è raro che il repertorio di un tenore d’oggi includa sia Gabriele Adorno che Calaf, insieme a molti dei ruoli creati negli anni che separano i due, ma è raro che le arie di molte di queste parti siano cantate così meravigliosamente come Giordano le canta in questo disco.

Nato a Pompei, Giordano ha già dimostrato il proprio talento in molti dei principali teatri del mondo, Metropolitan incluso, dove ha debuttato nel 2006 come des Grieux accanto a Renée Fleming nella Manon di Massenet. Nelle successive stagioni del Met ha cantato Nemorino ne L’elisir d’amore (un ruolo in cui ha avuto il poco invidiabile compito di sostituire l’indisposto Rolando Villazón, uno dei beniamini del pubblico newyorkese), Alfredo ne La Traviata, Rodolfo in La bohème, Rinuccio in Gianni Schicchi. Queste scritture mostrano che la varietà ha connotato i primi dieci anni della carriera di Giordano, una varietà che è evidente anche in questo recital. Ma poche altre interpretazioni delle stesse arie hanno svelato con tale chiarezza la linea musicale senza soluzione di continuità che unisce Verdi, Ponchielli, Puccini, Cilèa, Umberto Giordano. Il tenore Massimo Giordano è famoso in Europa soprattutto per le sue interpretazioni di eroi belcantisti, ed è stato acclamato interprete in Europa e in America di ruoli verdiani più leggeri: Edoardo in Un giorno di regno, Alfredo in La Traviata, il Duca di Mantova in Rigoletto, Fenton in Falstaff. In questo recital l’artista affronta le arie di ruoli più pesanti; ruoli che forse, saggiamente, riserva a una fase successiva della propria carriera o a cui alla fine rinuncerà del tutto. Arie che sono tutte ossi duri, ma che lasciano intuire in maniera stuzzicante in che senso la carriera di Giordano potrà svilupparsi secondo l’ampliarsi e lo scurirsi della voce.

Questo album è stato registrato in modalità live, e la performance di Giordano beneficia straordinariamente dell’immediatezza di tale circostanza. La resa acustica dell’incisione è naturale ed evita la dimestichezza con cui vengono riprodotte in modo approsimativo le voci di molti cantanti, rovinando le loro registrazioni.
I professori dell’Ensemble del Maggio Musicale Fiorentino, strumentisti di una delle più venerabili istituzioni musicali italiane, hanno questa musica nel sangue, come dimostra il loro animato, caratteristico modo di suonare. Pur essendo le esigenze degli accompagnamenti delle arie decisamente dissimili, i componenti dell’Ensemble adeguano perfettamente il loro suono a ogni stile. Fruttuosa è pure l’intelligente direzione d’orchestra del giovane Carlo Goldstein. Il maestro Goldstein, forte dei successi nel Boris Godunov a Valencia e in Carmen alla Fenice di Venezia, è uno dei più promettenti giovani direttori venuti alla ribalta della scena musicale nelle stagioni più recenti, e in questo disco il suo significativo contributo alla performance di Giordano fa prevedere una ragguardevole carriera nella lirica.

Giordano paga il proprio tributo a Verdi interpretando arie da Don Carlo e Simon Boccanegra. Nell’aria di Carlo ‘Io la vidi’, dove la linea melodica di Verdi richiama i modelli belcantisti delle generazioni precedenti, Giordano si misura con un territorio particolarmente congeniale alla propria vocalità. La dizione nella propria lingua madre è eccellente e il fraseggio di una musicalità infallibile. C’è un ben udibile elemento di grazia aristocratica nell’interpretazione di ‘Io la vidi,’ ma c’è pure una vigorosa dose di passionalità italiana.
L’aria di Gabriele Adorno ‘Sento avvampar nell’anima’, dal Simon Boccanegra, è un’esplosione di furore che punisce il tenore con una tessitura prevalentemente sul passaggio. Il ruolo ha tradizionalmente attratto voci drammatiche, ma la corda più lirica di Giordano si adatta splendidamente alla linea vocale del brano.
Il suo vibrato, il suo modo di produrre un suono equilibrato, bilanciato in tutta la propria estensione, ricordano il canto di Giuseppe Campora, che con una voce essenzialmente lirica ha ricoperto con successo una manciata di ruoli drammatici, selezionati con particolare accortezza.

Francesco Cilea è stato immeritatamente confinato all’ombra di Puccini e, se si eccettuano produzioni di Adriana Lecouvreur costruite per l’autoreferenzialità di certe dive, i suoi lavori sono raramente rappresentati. Cilea ha terminato solo cinque opere, fatto forse sorprendente, se si tiene conto della stima di cui godeva in Italia ai primi decenni del ventesimo secolo; due di tali opere sono presenti in Amore e tormento. Adriana Lecouvreur è la più conosciuta e molto probabilmente la più riuscita di esse: la sintesi che vi si riscontra fra il verismo italiano ed elementi dell’impressionismo francese inventa uno scenario decadente all’interno del quale un soprano ardimentoso può divorarsi la scena come un autentico protagonista della Comédie-Française. Il ruolo tenorile di Maurizio, creato per Caruso, è gratificato da Cilea di numerose pagine di musica raffinata; Giordano qui interpreta ‘La dolcissima effigie’, un’appassionata dichiarazione d’amore di Maurizio per Adriana. L’urgenza espressiva della vocalità di Giordano è corroborante e la capacità di modulare il suono, incantevole. Una simile ardente interpretazione è anche nel ‘Lamento di Federico’ (‘È la solita storia del pastore’) da L’Arlesiana.

Anche le opere di Umberto Giordano, così come quelle di Cilea, sono rappresentate raramente – con l’eccezione, naturalmente, di Andrea Chénier. Esistono poche opere del repertorio italiano in grado di essere cavalli di battaglia per i tenori così come l’ Andrea Chénier, ma in anni recenti poche interpretazioni hanno giustificato gli attuali cavalieri. Il modo in cui Giordano affronta ‘Come un bel dì di maggio’ suggerisce che il suo Chénier potrebbe essere insolitamente poetico. Il suo fraseggio mostra una completa padronanza del testo e la posizione del suono così come della linea vocale fino al climax del sì bemolle acuto è imperiosa.
‘Amor ti vieta’, la breve aria di Loris dalla Fedora, è uno dei brani favoriti da molti tenori nei programmi di recital e concerti. Così come Adriana Lecouvreur, anche Fedora rispunta occasionalmente sui palcoscenici quando c’è a portata di mano un soprano – in genere un soprano non di primo pelo – che desidera dare dimostrazione della propria istrionica padronanza del repertorio verista. Purtuttavia Fedora è una partitura con molti momenti felici e ‘Amor ti vieta’ è una fulgida eruzione di melodia italiana. Giordano canta l’aria con ampiezza, salendo con intensità fino al la acuto. Marcella è una vera città fantasma della lirica: a lungo disabitata, attende di essere ripopolata da cantanti in grado di svelarne il fascino unico. L’aria di Giorgio ‘Dolce notte misteriosa’ è inclusa nell’album Amore e tormento come ‘bonus track’ e ottiene la più raffinata esecuzione fra tutte le arie del disco, con la voce di Giordano rifulgente di sfumature ispirate dal testo.

La musica di Puccini è il nucleo di questo disco, cosa certo non sorprendente essendo l’incisione di un tenore italiano. Le arie che Giordano ha selezionato coprono l’intero arco dell’attività di Puccini, da Le Villi, prima opera del compositore, a Turandot, il capolavoro finale della sua maturità. Giordano apre il disco con ‘Donna non vidi mai’ dalla Manon Lescaut, il genere di aria scorrevole, melodica, che sembra così facile finché uno non prova effettivamente a cantarla. Il tentativo di Giordano è trionfale, il suo fraseggio dai fiati lunghissimi evocativo di un amore giovanile. Nell’album sono incluse tutte e due le arie di Cavaradossi da Tosca. Particolarmente riuscita ‘Recondita armonia’: l’inno che Giordano pennella alla bellezza dipinta è talmente magistrale che l’ascoltatore percepisce perfino l’odore della pittura che si sta asciugando nel ritratto della Maddalena. Il si bemolle acuto è squillante ma non ‘gigione’, la nota è al servizio del climax naturale della frase piuttosto che della mera esibizione vocale. La corda del canto nel ‘E lucevan le stelle’ è commovente, anche quando ricorda l’amore di Tosca il suono di morte nella voce infiamma la linea vocale.‘Torna ai felici dì’ da Le Villi, nonostante sia frutto degli esordi della carriera di Puccini, è la quintessenza dell’aria tenorile pucciniana: Massimo Giordano la canta totalmente distesa, ma con grande vitalità ritmica. L’aria di Pinkerton ‘Addio fiorito asil,’aggiunta alla partitura di Madama Butterfly per bilanciare maggiormente il ruolo del tenore quando Puccini riprese in mano l’opera a seguito del fiasco della prima, è un’altra pagina tipica dello stile del compositore, ma la sincerità piena di pathos che Giordano le conferisce è, in questa interpretazione, realmente commovente. Si devono fare i complimenti a Giordano per aver preferito ‘Non piangere Liù’ alla ben più nota ‘Nessun dorma’, nella sua selezione di Turandot. Se da una parte “Nessuno dorma” è una bellissima ‘aria’, rovinata dalla sua estrema popolarità, musicalmente “Non piangere Liù” è una pagina assolutamente superiore. Calaf potrebbe essere un ruolo pericoloso per Giordano, soprattutto in palcoscenici molto vasti, ma ‘Non piangere Liù’ è splendida, con una linea robusta e allo stesso tempo sostenuta dal fiato. Sotto il profilo drammatico, Giordano appare in simbiosi, secondo una propria personale chiave, con ogni sfumatura sentimentale dell’aria, e offre un’interpretazione scintillante, con morbidezza inalterata in ogni frase, cosa che spesso sfugge a tenori che cantano Calaf con voci più drammatiche.

L’aria ‘Cielo e mar’ di Enzo dalla Gioconda di Amilcare Ponchielli è un’altra gemma del repertorio spesso inclusa dai tenori nei loro concerti e recitals. L’ironia vuole che, per quanto sia un brano noto e di grande immediatezza musicale, è spesso cantato con sciatteria. In questa interpretazione invece l’aria è tutto tranne che sciatta. Giordano mostra una rara padronanza della musica e canta come se avesse avuto l’aria in voce fin dalla nascita. Qualcosa nel fraseggio di questo brano sembra sfibrare tanti tenori, ma il calmo crescendo e l’ascesa a un si bemolle acuto completamente scoperto la rendono irresistibile. Se nelle performance di molti colleghi l’aria rappresenta sovente la sezione meno rilevante del ruolo di Enzo, l’interpretazione di Massimo Giordano occupa alcuni dei minuti più raffinati dell’intero disco. Come in ‘Recondita Armonia’, il si bemolle corona l’aria non come atto di ostentata ribalta tenorile, ma come un’inevitabile risoluzione armonica della penultima frase.
Giordano non ha nessuna difficoltà nel fraseggio e il suo timbro dona all’interpretazione livelli di ricchezza capaci di catturarti.

Sia nella sonorità essenziale della voce che nel modo di cantare, Massimo Giordano è un reale, benedetto promemoria della tradizione dei tenori italiani. sviluppata con Caruso e Gigli e disgraziatamente in via di estinzione da quando Ferruccio Tagliavini si è ritirato.
In questo recital nel canto di Giordano si avvertono piccole pecche di minore importanza, ma nella scelta delle arie del disco egli dimostra la stessa saggezza e conoscenza dei propri mezzi vocali di cui ha dato prova nel corso della sua carriera nei teatri di tutto il mondo. Amore e Tormento offre un programma ambizioso e Massimo Giordano esplora in queste arie ogni sfumatura vocale e drammatica sia dell’ ‘amore’ che del ‘tormento’, con una profonda sensibilità dagli accenti virili.
Cè tanto ‘tormento’ in questo canto di uomini ingannati e traditi dall’amore, ma nessun tormento nell’ascoltare il canto di Giordano. Il suo è un tipo di voce e questo è un tipo di canto che costituiscono un balsamo per cuori e orecchie ferite dalle vacue interpretazioni di cantanti alla ricerca dell’applauso facile anziché dell’arte.

Uploaded by: Opera Today

Alla ricerca del tenore perduto, capita di incamminarsi per strade disagiate. Massimo Giordano, dopo anni di stimata carriera sui palcoscenici italiani, ha conosciuto vera gloria all’estero. Ora canta da protagonista nei principali teatri del mondo. In Germania è una star e il suo album di debutto, «Amore e tormento», se ne sta fisso da un mese nelle zone alte della classifica vendite. Insieme all’Ensemble del Maggio Musicale Fiorentino guidato da Carlo Goldstein.

Che un tenore italiano con l’orchestra di un prestigioso teatro italiano qui moribondo primeggino in casa Merkel, nella totale indifferenza dei media nostrani, la dice lunga sullo stato dell’arte nel nostro Paese. Classico album di consacrazione tenorile, uno di quei prodotti che da noi ci rifilano solo per Bocelli, è promosso da un marketing che può anche spiazzare.

Inclusa una nota sulla voce di tenore, vero balsamo per il patrio orgoglio: anche in Germania esistono i cretini! L’album raccoglie arie del repertorio italiano, coi cavalli di battaglia della tenorilità più lirica, da «Tosca» ad «Adriana Lecouvreur». Ma anche cose meno frequentate come il «Simon Boccanegra» (una delle esecuzioni migliori) o la bella romanza da «Le villi». Oltre a una desueta «Marcella» di Umberto Giordano, finita in un video promozionale molto glamour e romantico. La voce è una delle più belle da lungo tempo ascoltate, pura voce italiana, smaltata ma umbratile, capace di abbandoni languorosi che uniti al pathos che vi infonde l’artista sono le qualità migliori. A cui risponde il suono setoso dell’Ensemble, anche se Goldstein tende a volte a dilatare troppo i tempi (comprensibile date le caratteristiche vocali dell’interprete, ma senza esagerare). Il fraseggio raffinato in arie come «Il lamento di Federico» ricorda addirittura Ferruccio Tagliavini, scusate se è poco.Giordano però, una carriera iniziata da lirico leggero per spingersi poi a un repertorio puramente lirico e qualcosa di più, pare al momento alla ricerca di una propria compiuta identità vocale. Lo avverti nell’accuratezza di certe sonorità, ma anche in repentine sbandate, forse per scelte non sempre felici che penalizzano le sue migliori caratteristiche. Così l’augurio è che la ricerca continui, dritto alla meta, senza ascoltare sirene di marketing o altro. Perché lo vogliamo sentire intonare un «Vincerò» solo in un futuro molto remoto e ben ponderato.

Uploaded by: Il Sole 24 Ore

Lo stupendo Massimo Giordano presenta una miscela ideale di spavalderia, ardore ed eroismo col suo Cavaradossi.
La lussureggiante e giovanile voce del tenore italiano emerge prepotente in ‘Recondita armonia’ nel Atto Primo. I rapidi adattamenti di voce tra note alte e basse, la loro definizione e finezza, formano la spina dorsale del personaggio che ha reso l’adorazione di Tosca del tutto plausibile.
Massimo Giordano ha cantato e interpretato l’immortale ‘E Lucevan le Stelle’ nel Terzo Atto con magnifica convinzione e trasporto.

Massimo Giordano è uno dei Cavaradossi più energetici mai visti su questo palcoscenico, un enorme presenza che si unisce ad una voce di tenore potente e squillante.

Cavaradossi è un uomo per bene, che si scaglia contro le ingiustizie imposte dal regime di Scarpia, e la sfida, per un’apparente finta esecuzione, era vivida. Il suo terzo atto è stato interessante: lui sa di essere condannato, nonostante le rassicurazioni di Tosca, e così decide di vivere ogni singolo momento che ancora gli resta con pienezza.

L’aria di Cavaradossi del Terzo Atto è squisita e delicata, una vera evocazione di nostalgia e distanza, di desideri e di amore, ed è passata così dal nulla ad essere assorbita dalla mattina di Roma.

Tutti eccellenti nella Tosca alla Royal Opera House

03/10/13 - Bachtrack by David Karlin

(…) Massimo Giordano ha una mielosa voce lirica che gli permette di imporsi con grazia e facilità. (…)

“Il tenore italiano Massimo Giordano non è estraneo al ruolo di Cavaradossi avendolo interpretato a Parigi, Berlino, Monaco e San Francisco. Giordano porta un tono leggero e morbido nella prima aria del pittore, Recondita armonia (“armonia nascosta”). La sua interpretazione di un giovane amante bohémien, che persuade Tosca sulla sua fedeltà, è affascinante senza essere stucchevole “.

Tosca alla Royal Opera House

03/10/13 - The Guardian by: George Hall

(…) Nel Terzo Atto Massimo Giordano da un’ottima interpretazione di ‘E lucevan le stelle’ ed insieme alla Echalaz porta la serata ad una memorabile e drammatica conclusione. (…)

(…) Il tenore italiano Massimo Giordano ha cantato e interpretato il ruolo di Cavaradossi, con una miscela impressionante di potenza e tenerezza. (…)

Anja Harteros, nella parte di Tosca, ha il partner giusto in Massimo Giordano, un giovane bello e un tenore internazionale ricercato. “Varrebbe veramente la pena di commettere un peccato”, ha detto un’amica durante l’intervallo.

In generale, la stella di domenica è stata il tenore italiano Massimo Giordano e il rendimento è cresciuto dal momento in cui Cavaradossi sale il patibolo nella chiesa di Sant’Andrea della Valle e canta “Recondita armonia” mentre lavora sul ritratto di Maria Maddalena. …

“Massimo Giordano come Cavaradossi e Roberto Frontali come Scarpia. L’eroe e il supercattivo hanno entrambi cantato e recitato i loro ruoli in tal modo da convincere una persona che va per la prima volta all’opera, che questa è una forma d’arte in cui vale la pena partecipare.”

“Angela Gheorghiu nel ruolo della virtuosa cantante lirica e Massimo Giordano quale suo amante altrettanto virtuoso, il pittore Mario Cavaradossi. Entrambi sono stati una gioia per gli occhi poichè hanno eseguito con naturale grazia ed una giovanile energia il matinée di Domenica. Tosca e Cavaradossi si sono intrattenuti in un preludio civettuolo ed amoroso propio nella chiesa dove un prigioniero politico ha cercato di trovare rifugio.”

“Il duetto era magnifico e la musica fluiva nella cornice della maestosa chiesa, anche se non con delle arie tratte da un capolavoro di Verdi. La gelosia di Tosca sembrava gentile, civettuola e dolce ed altrettanto è stata la dolce risposta del Cavaradossi di Massimo Giordano attraverso un sorriso infelice ed un gioco di sguardi, probabilmente con lo scintillio di una strizzatina d’occhio. L’energia creata da entrambi ha consentito facilmente al pubblico di innamorarsi di loro.”

“Debuttante alla San Francisco Opera, il tenore Italiano Massimo Giordano è stato un Cavaradossi carismatico, giovanile e fresco: la sua disperata aria finale, “E lucevan le stelle” era dolce ma virile e solidissima dalle note acute a quelle basse.”

“Questa serata ha segnato il debutto al San Francisco Opera di Massimo Giordano come amante di Tosca, Cavaradossi. Massimo Giordano ha dimostrato di possedere una bellissima voce e una potenza da tenore spinto che la “War memorial Opera House” effettivamente accresce.”

Avevo già lodato l’Alfredo di Massimo Giordano nella Traviata a Los Angeles del 2009, ma sono stato altrettanto impressionato dalla sua performance del vocalmente più pesante Mario Cavaradossi. Specialmente nel terzo atto Massimo Giordano sviluppa colori, mostra le qualità della sua voce e soprattutto convince nel ritratto della personalità del pittore politicamente impegnato.

Tosca Opernhaus Zurich

10/02/12 - Neue Zürcher Zeitung

“Soprattutto nel terzo atto, Massimo Giordano mostra la qualità ed l colore della sua voce e ritrae in maniera convincente la personalità del pittore politicamente attivo …”

Festspiele 2012 – Tosca – Bayerische Staatsoper

07/25/12 - Süddeutsche Zeitung – Klaus Kalchschmid

“Massimo Giordano, un tenore italiano che presenta il suo bel materiale musicalmente e senza pretese, che è in grado di agire in modo affascinante, facendo emergere la discrepanza tra il lavoro del pittore sull’immagine dell’altare di Maria Maddalena, essendo un amante così come l’oggetto della snervante gelosia di Tosca. Proprio come lui è in grado di rappresentare  l’uomo condannato con l’addio alla vita nella sua aria del terzo atto, per cui sembra piuttosto riluttante, quasi flebile. Anche dopo che comprende che la sua falsa uccisione altro non è che un vero assasinio”.

“Tuttavia, nel momento in cui il pittore è entrato, nella forma del tenore Massimo Giordano, è stata una storia diversa. Cantando del suo amore per il soprano Tosca, ha incarnato completamente il suo personaggio visivamente, emotivamente e musicalmente. La sua aria di apertura è stato uno di quei momenti da cardiopalma che rendono l’opera così speciale. Massimo Giordano ha una voce di tenore calda e morbida e sale facilmente alla parte superiore della sua gamma, saturato di amore giovanile il Cavaradossi fa fermare il tempo. ”

“L’esecuzione da parte di Massimo Giordano della sua aria finale, un tragico addio alla vita e all’amore, era così commovente da commuovere anche il più affaticato membro del pubblico; raramente mi sono sentito così commosso all’opera.”

Festspiele 2012 – Tosca – Bayerische Staatsoper

07/23/12 - Münchner Tageszeitung

“Massimo Giordano è il terzo nell’incantevle sequenza. Il fatto che sembra che spinga le note acute potrebbe risultare irritante ma di sicuro non riduce il suo potere di espressione e persuasione. È un degno successore di Jonas Kaufmann.”